AMORI, GABBIANI E TORRENTI – Poesie di Attilio Bertolucci

poems1.1Ha iniziato a scrivere poesie fin da quando era molto giovane, quando aveva non più di sette anni. Nel ’28 Attilio Bertolucci ha collaborato alla Gazzetta di Parma. Lui è nato in un giorno di novembre del 1911, nei pressi di Parma. Nel ’31 si iscrive alla Facoltà di Giurisprudenza di Parma. Nel ’33 è compagno di vita di Ninetta Giovanardi, e pubblica i Fuochi d’Artificio, intense e belle poesie, nel mese di novembre. Nel in un giorno di marzo del ’41, nasce il figlio Bernardo (che diventerà il grande regista che conosciamo). Nel ’93, una nuova raccolta di poesie, Verso le Sorgenti del Circolo. Nel ’97 è uscito il Meridiano Mondadori delle sue opere, a cura di Paolo Lagazzi e Gabriella Palli Baroni. Il grande poeta ci ha lasciato in un giorno di giugno del 2000.

TORRENTESpumeggiante, fredda, fiorita acqua dei torrenti, un incanto mi dai, che piu bello non conobbi mai. Il tuo rumore mi fa sordo, nascono echi nel mio cuore. Dove sono? Fra grandi massi arrugginiti, alberi, selve percorse da ombrosi sentieri? Il sole mi fa un poco sudare, mi dora. Oh, questo rumore tranquillo, questa solitudine. E quel mulino che si vede e non si vede, fra i castagni, abbandonato. Mi sento stanco, felice come una nuvola o un albero bagnato.

poems2.1I GABBIANINon avevo mai visto gabbiani sulle rive del Tevere, cangianti in questa fine d’inverno le penne e le acque. Mi sono appoggiato al granito, come fanno quelli che vegliano sulla propria vita o morte, usando un’intenta pazienza, ma i miei occhi distratti seguivano le planate rapinose degli uccelli plumbeoargentei, sino a che furono sazi i ventri affusolati, i becchi già risplendendo su altri flutti, a un sole diverso. Per il procedere inevitabile del tempo, le mie pupille stanche e ancora voraci, ormai volte sull’emporio mobile delle vie popolose di Roma, alla cerca disperata nell’ora dell’ipoglicemia, d’un alimento improvviso, soltanto a me noto, in una rivelazione gioiosa e sterile, nell’ombra luce sanguigna, da attici e cornicioni meridiani, fumigando sui colli i rami verdi della potatura, sino a ottenebrare il cielo pietoso del ritorno.

AMORELa luna coronata di margherite ride nei vaghi occhi infermi, caprioli d’argento scherzano nelle radure del cielo. I fiori si macchiano di sangue. Oh lontana, lontana, in questa notte, come una nave con le sue vele nel mare scuro. Ma presto verrà il tempo arido e melodioso dei papaveri, e tu sarai tornata già donna. La neve. Come pesa la neve su questi rami, come pesano gli anni sulle spalle che ami. L’inverno è la stagione più cara.

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