DOCUMENTANDO INQUINAMENTO, SOFFERENZA E GUERRA – William Eugene Smith: tra ombre e luci, dove nasce l’anima fotografica.

Quando fotografare crea turbamenti emotivi.

Con il suo inestimabile patrimonio iconografico, ci ha donato anche 3.000 stampe, migliaia di negativi, 1.600 audiocassette, 25.000 vinili, 8.000 libri. Quando aveva 14 anni, il suo primo scatto fotografico venne pubblicato dal New York Times. Era nato nell’Ovest degli Stati Uniti, a Wichita (Kansas), nel 1918.  Incoraggiato dalla madre, WILLIAM EUGENE SMITH si avvicina alla fotografia. Nel 1936 entrò alla Notre Dame University, seguendovi un corso di fotografia. Tre anni dopo, inizia a collaborare con Life e per Popular Photography.

Resta gravemente ferito nel 1945, nel corso della battaglia di Okinawa. Dopo il suo ritorno a casa, superando il dolore causato dallo sforzo di impugnare la macchina fotografica, WILLIAM EUGENE SMITH riprende a fotografare, realizzando una magica fotografia in ambiente domestico: “passeggiata nel Giardino del Paradiso“. Due anni dopo, ricomincia a documentare i volti, notizie di fatti di cronaca e di maschere. Come lui diceva, “non ho mai scattato una foto senza che mi provocasse un turbamento emotivo.”

Nel 1955, WILLIAM EUGENE SMITH inizia a collaborare nell’agenzia Magnum Photos, realizzando un reportage sugli operai di Pittsburgh. Nel 1971, fotografa l’inquinamento ambientale e gli effetti di avvelenamento da mercurio nel villaggio di pescatori giapponesi di Minamata. Nel 1978 i disagi dei reportages fotografici e l’aggravarsi di una malattia determinano la sua morte. I suoi archivi sono conservati presso il Center for Creative Photography di Tucson (Arizona). https://www.smithfund.org/

Se vuoi conoscere i racconti fotografici già pubblicati, puoi digitare https://meetingbenches.net/category/fotografie/. Le proprietà intellettuali delle immagini che appaiono in questo blog corrispondono ai loro autori. L’unico scopo di questo sito è quello di diffondere la conoscenza di queste persone creative, consentendo ad altri di apprezzarne le opere.

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