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OGGI E’ UNO STRANO GIORNO DI PRIMAVERA – Pagina dal romanzo L’UltimaVoga

L’ULTIMA VOGA è una immersione in pagine d’amore e di avventura, dove due storie temporalmente lontane tra loro sono fatte di emozioni e sentimenti – quelli di Bianca e Jacopo – fragili esseri umani che si muovono in due orizzonti: quello della battaglia di Lepanto e quello di una città del nostro tempo. La fortuita scoperta di vecchie catene per detenuti unirà i due orizzonti, sciogliendoli in un’unica dimensione. https://www.amazon.com/s/ref=nb_sb_noss?url=search-alias%3Ddigital-text&field-keywords=L%27ULTIMA+VOGA

Una pagina del romanzo …………………. L’orario della Biblioteca Federiciana mi consente quattro ore e mezzo di consultazione. Oggi è una strana giornata di primavera, niente vento e tante nuvole minacciose, come ormai da una settimana, che scaricano sulla vecchia Torre Carignano molta più acqua di quanta non se ne ricordi a memoria di paese, dove poche decine di famiglie abitano ininterrottamente da generazioni. Assieme ad una mia vecchia amica continuo ad approfondire la storia di quel castello e delle sue poche pietre accorpate alla casa dei suoi zii. Abbiamo ripetuto per l’ennesima volta la visita a quella casa-torre e ci siamo in particolare concentrati sulla sua base muraria fatta di grossi blocchi di pietra arenaria squadrata. Per noi sono certamente quel che resta dell’antico castello di Carignano, ma dobbiamo capire a quale periodo risalga la sopraelevazione in mattoni.

Come anche in tutte le visite precedenti, anche in quest’occasione da quella grande terrazza ricavata sull’antica torre, ci lasciamo andare alle suggestioni dei suoi orizzonti, quasi ascoltassimo i rimbombi dei loro eventi lontani nel tempo. Cominciamo sempre l’osservazione dall’entroterra sull’Ovest, con il suo susseguirsi dei rilievi appenninici carichi degli eventi legati al ducato dei Della Rovere, instaurato nel 1508 e finito nel 1625 con la cessione a un governatore ecclesiastico della Chiesa. A settentrione sono perfettamente nitidi i castelli di Candelara e Novilara, a lungo contesi dai Malatesta agli Sforza di Pesaro e ai loro alleati, Montefeltro d’Urbino, il più famoso dei quali, Federico II, nell’estate del 1458 scriveva a Francesco Sforza del suo immenso dolore che lo piegava per la morte del prediletto figlio Buonconte, spirato alla corte aragonese di Napoli a causa di un’epidemia contagiosa.

Che incredibile vicenda quella di Federico II, l’uomo che ha saputo essere condottiero di successo e patrono delle arti, amante della letteratura e abile diplomatico, sapendo raccogliere attorno alla sua corte ducale uomini come Piero della Francesca e Francesco di Giorgio Martini. Era stato durante la sua signoria che la città di Gubbio divenne seconda residenza ducale, aggiungendo con la vastità delle sue terre una dimensione territoriale mai più superata, nemmeno con i Della Rovere cui passò nel 1508. E’ proprio un vero peccato che il dittico dei duchi di Urbino sia visibile solamente alla Galleria degli Uffizi di Firenze, fosse stato conservato nei musei del Palazzo ducale d’Urbino sono certo che avrei passato qualche mezza giornata ad ammirare sul davanti Federico e la moglie Battista Sforza che si scrutano vicendevolmente, e sul retro il loro trionfo con carri e cavalli, angeli e troni, vittorie e virtù.

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Dante Evangelisti è nato in Italia, dove si è laureato in Psico-Sociologia della Comunicazione. Per molti anni ha lavorato per una compagnia d’assicurazione multinazionale. Con passione per storia, geografia e fotografia, durante i suoi viaggi ha osservato terre ed esseri umani, conservando il loro ricordo in diari di viaggio utili a narrare le sue storie. Perché ciò non andasse perduto, quelle pagine sono state inserite in romanzi e poesie, sotto lo pseudonimo Dastilige Nevante.

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