POESIA PARAGUAIANA – Herib Camposs Cervera

poe.1.1Tutti gli scolari del Paraguay, sanno che il suo lavoro è il punto di partenza di una nuova concezione poetica. La sua poesia, conserva infatti l’impronta specifica di esilio e persecuzione politica. Gli europei arrivarono in Paraguay nel XVI secolo, e il primo nucleo abitativo di quella terra fu la città di Asunción. Herib Camposs Cervera nasce proprio a Asunción, in Paraguay, il 30 marzo del 1905, figlio di genitori spagnoli (anche loro poeti). Un’infanzia infelice, a quanto pare ha segnato la sua vita, e nella sua poesia possiamo trovare le tracce di questa prima fase del suo cammino esistenziale. La nostalgia e la speranza, l’eleganza verbale e la trasparenza spirituale, sono tutte sfumature che distinguono il uno stile molto personale, radicato nelle sue circostanze nazionali. Si è mosso approfondendo i soggetti sociali e umani, sfruttando le immense e inesplorate storie popolari.poe2.1

SOLEDAD SIN RECUERDO¡Oh, voz de nube! ¡Oh, terciopelo! ¿Cómo nombrar tu música de musgo sin disipar las brumas que te velan? Viene la voz entre un aroma urgente, de jazmines de luna y se derrama, sobre el camino ciego de la noche. Baja por escaleras de tristeza, para perderse entre remotos pinos, y aliviarse de penas en los duros, espejos de la nieve desolada. Deja en el aire en llamas su caricia, y al recorrer los círculos del viento, un caracol incierto la recoge, y la devuelve, al fin, yacente y pálida, muerta sobre un paisaje de silencio. ¡Y no saber cómo nombrarte, para que vuelvas a llorar, subiendo los senderos de luna y de jazmines! ¡Oh, voz de nube! ¡Oh, inasible perfil de ausencia y lágrimas: verte morir y no saber cómo nombrarte! ¡Oh, terciopelo! – SOLITUDINE SENZA RICORDOOh, voce di nuvola! Oh, velluto! Come dare un nome alla tua musica senza dissipare le nebbie di muschio che che ti guardano? Viene la voce da un aroma urgente, di gelsomino di luna e rovesciato sopra il cammino cieco durante la notte. Tristezza giù per le scale perdersi tra i pini secolari e sollievo da pene presenti, specchi della neve desolata. Lascia aperta bruciando il suo tocco, e al camminare dei cerchi nel vento, incerta una lumaca la sceglie, e torna finalmente reclinata e pallida, morta su un paesaggio di silenzio. E non si sa come, per chiamarti, in modo ancora una volta afflitta, arrampicando sentieri di luna e di gelsomino! Oh, voce di nuvola! Oh, inafferrabile profilo di assenza e lacrime: si muore e non si sa come per chiamarti! Oh, velluto!

 

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