VIVERE SENZA CALENDARIO, NÉ OROLOGI – Patricia Kathleen: la poesia è un miele pericoloso. Ti consiglio di assaggiarla con la punta del dito, e di non viverla.

Qualcosa nell’aria, che faceva apparire le persone vecchie o giovani.

Il suo Royal British Columbia Museum, offre un’introduzione alla storia e alla cultura della regione. Anche qui puoi connetterti con una costa del Pacifico come non hai mai fatto prima. Assapora il dono di essere presente mentre ti rilassi a Victoria http://www.tourismvictoria.com/, dove il Butchart Gardens ha impressionato i visitatori dal 1904. Se hai 2 ore e mezzo di tempo da dedicare, digita https: // www.westcoastbrewerytours.ca/ per il tour delle cantine. Proprio in questi luoghi, una donna estremamente creativa ha saputo costruire la sua fama artistica.

I suoi genitori erano creativi, amavano l’arte e la poesia. La sua carriera può essere suddivisa in due periodi: gli anni ’40 e ’50 e gli anni ’60. Le sue prime poesie si basano sulla rappresentazione di situazioni concrete, per esprimere preoccupazioni sociali e temi trascendentali. I lavori successivi di PATRICIA KATHLEEN hanno mostrato austerità nella forma e riduzione del numero di immagini presentate. È stata un’attiva collaboratrice culturale, scrivendo costantemente per tutta la sua vita a Victoria (British Columbia).

Le sue opere sono la collezione permanente della National Gallery of Canada e della Art Gallery of Ontario. È stata autrice di oltre trenta libri che includono poesia, fiction, diari di viaggio, saggi e libri per bambini. PATRICIA KATHLEEN era conosciuta come un poeta. Come artista visiva, ha esposto il suo lavoro in Canada e all’estero. Nata a Swanage (Dorset, Inghilterra) nel 1916, si è trasferita con la sua famiglia in Canada.

ADOLESCENZA – In amore si portavano in un abbraccio verde. Una pioggia di seta cadde su di loro attraverso la sorgente. Nel parco nutriva i cigni e si agitava nervosamente con le sue strane mani. E il bianco era mescolato con tutti i loro colori come se lo disegnassero dagli alberi in fiore. Di notte il suo fischietto a due dita la portò giù per le scale a cascata verso il suo timido sorriso che, come un gorgo, la rigirò pigramente e lentamente, così la sua volontà non fu da nessuna parte – come nei sogni le cose sono e non lo sono. Camminare lungo i viali nei lampioni oscuri cantava come soprani nelle loro teste con una violenza che non avevano mai capito e tutti i loro movimenti quando erano insieme non avevano alcuna conclusione. Solo appoggiandosi alla domanda avevano moto; dopo che si separarono furono selvaggi e veloci come gabbiani. Chiedendo e chiedendo il vuoto ostile erano taglienti come la pietra parzialmente scolpita e tutti quelli che guardavano, dimenticando, erano stupiti di vederli formare e svanire davanti ai loro occhi.

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