ALFONSINA, CIOE’ DISPOSTA A TUTTO – Alfonsina Storni, volti e maschere di una ragazza/madre che amava la poesia

I suoi genitori la chiamarono Alfonsina, cioè disposta a tutto. Esponente del postmodernismo letterario, Alfonsina Storni – la poetessa argentina nata in Svizzera nel 1892 – era morta suicida sulla spiaggia del Mar del Plata il 25 ottobre 1938. In Argentina, i suoi genitori avevano aperto una trattoria a Rosario, dove lei lavorò come cameriera ed operaia. Nel 1907, era attrice in una compagnia di teatro che si esibiva in tutto il paese. Proprio grazie a questa esperienza, lei aveva conosciuto le principali opere del teatro.

Successivamente, a Coronda, lei si dedicò all’attività di maestra rurale, iniziando anche la collaborazione con alcune riviste letterarie, dove pubblicò le sue prime poesie. Nel 1911, si era trasferita a Buenos Aires dove mise al mondo un figlio, senza essere sposata. Nell’affrontare la sua condizione di ragazza madre, in lei crebbero atteggiamenti di aperta sfida ai pregiudizi sociali. Collaborando con la rivista letteraria “Volti e maschere”, nel 1916 pubblicò la sua prima raccolta poetica. A partire dal 1920 aveva iniziato ad andare a Montevideo, stabilendo un’amicizia profonda con il poeta uruguayano Horacio Quiroga.

Nel 1920, con una raccolta poetica pubblicata in proprio, ottenne importanti riconoscimenti a livello nazionale. Il successo di pubblico aveva fatto crescere in lei una forma di nevrosi. Questo contribuì ad abbandonare l’insegnamento ed a viaggiare. In Europa, entrò in contatto Borges, Pirandello e García Lorca. Già da molti anni, nella sua poesia si affiancarono i temi del mare e della morte. Nel 1935, dopo un apparente miglioramento, un tumore si ripresentò inaspettatamente, e lei reagì con un suicidio quasi teatrale – in riva al Mar de La Plata – entrando in mare, lasciandosi abbracciare dalle onde.

TORTURA DOLCELa mia malinconia era polvere d’oro nelle tue mani; Sulle tue lunghe mani ho sparso la mia vita. Le mie dolcezze rimanevano strette nelle tue mani. Ora sono una fiala di profumo svuotato, quanta dolce tortura soffre tranquillamente, quando la mia anima è strappata con ombra di tristezza che conosce i trucchi. Ho passato i giorni a baciare le due mani che soffocarono la mia vita.

DORMI SONNI TRANQUILLIHai detto la parola che ama il mio ascolto. Hai già dimenticato. Buona. Dormi tranquillamente. Il tuo volto dovrebbe essere sereno e bello in tutte le ore. Quando la bocca seducente incanta, dovrebbe essere fresca, il tuo discorso piacevole. Per il tuo lavoro di amante non è bene che molte lacrime provengano dal tuo volto. I destini più gloriosi ti riconducono, che sono stati portati, tra i pozzetti neri dei cerchi scuri sotto gli occhi, veggenti nel dolore. Il fondo, il vertice delle belle vittime! La spada scioccata di qualche re barbaro fece più male al mondo e alla tua statua.

PER EROSTi ho preso per il collo sulla riva del mare, mentre hai preso le frecce dalla tua faretra per ferirmi, e sul terreno ho visto la tua corona fiorita. Ho sventrato il tuo stomaco come una bambola e ho esaminato le tue ruote ingannevoli e profondamente nascoste nelle tue pulegge d’oro, trovando una trappola che diceva: il sesso. Sulla spiaggia sono andato, ora un grosso mucchio, fino al sole, complice delle tue azioni, davanti a un coro di sirene spaventate. La tua ingannevole madrina, la luna stava arrampicandosi per la cresta dell’alba, ed io ti ho gettato nella bocca delle onde.

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