AMARE, CHIEDERSI – La poesia di Sitor Situmorang

Lui, un cristiano, durante il regime di Suharto, per le simpatie comuniste subì otto anni di prigione. Lui è un poeta indonesiano, saggista e scrittore di racconti brevi. Nato a North Tapanuli (nel nord di Sumatra) in un giorno d’ottobre del 1924, SITOR SITUMORANG appartiene alla “Generazione del ’45” (gruppo di artisti che sono maturati durante l’occupazione giapponese e la rivoluzione, condividendo identico rigore esistenziale). Tutti loro erano pensatori aperti al mondo, desideravano tutto fosse diverso. Lui, un giovane e inquieto giornalista alla ricerca di un piede nel mondo in movimento era arrivato a Jakarta nel 1946.

Dopo la laurea era andato negli Stati Uniti nel 1956, per approfondire i suoi studi sulla cinematografia, presso l’Università della California. Da allora, SITOR SITUMORANG – il più “occidentale” tra i poeti indonesiani – ha attraversato tutta la storia della giovane letteratura indonesiana, anche viaggiando per tutta l’Europa. Per la meraviglia che lui manifesta di fronte a tutto il creato, la sua opera costituisce una presenza amica, così come la sua capacità di avere parole d’affetto in ogni circostanza. Le sue poesie religiose sono intrise di solitudine, perché lui ricerca Dio nella sua mancanza. Durante il solstizio d’inverno del 2014, all’età di 91 anni, morì nella sua casa in Apeldoorn (Olanda).

INCOMMUNICADO / OSTAGGIOLa nera cella è solida, il bloccaggio procede dalle crepe delle luci elettriche della porta perforando gli occhi. Alla moschea più vicina è appena terminata la chiamata alla preghiera serale. Un informatore civico guarda intorno, poi colpisce una partita, controllando per vedere che il suo prigioniero è ancora lì, mentre fuori scoppia la guerra civile. Luce di candela, un mozzicone da ieri sera, poi chiede improvvisamente: “Quindi tu sei Sitatitumorang?” Io guardo la candela, lascio che i miei occhi si abituano alla luce e al suono di quel nome, come il nome di quello nell’Eden, quando Dio stava guardando e chiamando: Adamo! Adamo! Fuori la guerra civile, la storia conta le vittime e i sogni. Tra l’informatore e me, è solo la luce della candela, e un enorme divario tra Dio e il primo uomo.

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