BENVENUTO NELLA POESIA CROATA

Puoi apprezzare le sfumature poetiche anche nell’era di Internet, perché il valore della poesia è rimasto invariato: chi scrive poesie ti parla d’amore e morte, bellezza e dolore. Orange Girls è una collezione di quarantacinque poesie, è scritta in modo emotivo, perché prima di dormire l’autrice si piega tutta se stessa come una tartaruga. Questa è la seconda edizione della raccolta di poesie pubblicata in lingua croata, e l’autrice Irena Pusnik ha tradotto le poesie in lingua inglese, per renderle accessibili ad un pubblico più vasto. https://www.amazon.co.uk/d/Books/Orange-girls-Bilingual-English-Croatian-poetry-Pusnik/1515191435

UNA NOTTE – Dobriša Cesarić

Quella notte ho scritto, seduto in tutta tranquillità, così dopo il sogno dalla porta accanto mia madre non avrebbe sofferto nessun allarme. E se dovessi prendere un libro, ad ogni movimento avrei paura, con ogni singolo passo che facevo, per non svegliare la mia madre cara. La notte tranquilla, quindi strisciò su. E poi mi sono ricordato che lei non c’era più.

OLTRE – Mario Suško

L’eternità è l’oblio di Dio, hai detto, attraversando le labbra un debole sorriso. Ecco perché ci siamo lasciati con la storia, per non dimenticare ciò che non possiamo essere. Avevi messo un braccialetto di tua nonna, un serpente arabesco in oro, sul tuo addome, e ho potuto vedere quattro o cinque peli arricciare verso l’alto, come se cercasse di esplorare l’aria sopra il bordo delle mutandine, due anelli d’argento che già si si separarono, distesi a nudo come bulbi oculari sul tavolo della cucina. Parole inutili e gli atti inutili, ho pensato, avevamo bisogno per placare la paura. Non di morire, ma vivere l’assenza di vita, come una rana che una volta ho visto in televisione, che sospendeva il suo essere per tutto l’inverno. La mattina seguente che hai lasciato la città, il viso dietro un finestrino appannato del bus, un’apparizione informe, costringendomi a sentire le labbra screpolate e soffiare un bacio. Due giorni dopo sono riuscito a salire nella soffitta di un edificio abbandonato, scrutando stupidamente attraverso il binocolo un posto di blocco, pregando di vedere i tuoi anelli sulle dita della guardia, perchè ciò avrebbe significato che tu eri al sicuro, da qualche parte al di là del nostro ragionamento folle. Una figura si sporse in perfetta armonia, con il suo AK-47 contro una botte, fumando una sigaretta. Il suo sguardo derisorio mi diceva che in qualche modo aveva percepito che io ero lì, poi allungò le braccia, e ho visto solo due pugni in aria.

CAPELLI CONFORTEVOLI – Antun Gustav Matoš

Ti ho vista ieri sera. In un sogno. Triste. Morta. In una sala fatale, in un idillio di fiori, su un alto basamento, nell’agonia delle candele, pronta a dare la vita come un’offerta. Non ho pianto. Non l’ho fatto. Rimasi sbalordito nel corridoio fatale, pieno di splendida morte. Dubitando che gli occhi scuri fossero chiari, dove una volta una vita migliore per me aveva brillato. Tutto, tutto è morto; gli occhi, il respiro e le braccia, tutto quello che ho cercato disperatamente di far rivivere in un orrore cieco, ed i dolori della passione. Nella sala fatale, i pensieri in grigi. Solo i capelli erano ancora vivi, e mi hanno detto: La morte è un sogno. Stai calmo!

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