DELICATE SFUMATURE DI POESIA CILENA – Gabriela Mistral

delicate.1.1Le poesie d’amore in memoria dei morti, Sonetos de la muerte (1914), l’avevano resa famosa in tutta l’America Latina, ma la sua prima grande raccolta di poesie, Disperazione, non è stata pubblicata fino al 1922. Gabriela Mistral ha svolto un ruolo importante nei sistemi educativi di Messico e Cile, è stata attiva nei comitati culturali della Società delle Nazioni, e fu console cileno a Napoli, Madrid, e Lisbon. Lei è nata a Vicuna, in Cile. Figlia di un poeta dilettante, lei ha cominciato a scrivere poesie come insegnante di villaggio, dopo una storia d’amore appassionata con un impiegato delle ferrovie che si era suicidato. Ha insegnato nelle scuole elementari e secondarie per molti anni, fino a quando la sua poesia l’ha resa famosa. Ha ottenuto lauree honoris causa dalle Università di Firenze e Guatemala, diventando membro onorario di varie associazioni culturali in Cile, così come all’estero.

PINETAAndiamo ora nella foresta. Alberi passeranno dal tuo volto, mi fermo e ti offro loro, ma non possono piegarsi verso il basso. La notte veglia sulle sue creature, tranne che per i pini che non cambiano mai: le vecchie sorgenti ferite che nascono da gomma benedetta, pomeriggi eterni. Se potessero, gli alberi potrebbero sollevarti, portandoti da valle a valle, e si dovrebbe passare da braccio a braccio, un bambino che corre di padre in padre.delicate.2.1

LA MADRE TRISTEDormi, dormi, amato mio, senza preoccupazione, senza paura, anche se la mia anima non dorme, anche se non mi riposo. Il sonno, il sonno, e di notte sussurrarti d’essere più morbida di una foglia d’erba, o vello di seta d’agnello. Possa la mia carne sonnecchiare in te, la mia preoccupazione, il mio tremore. In te, i miei occhi si chiudono e il mio cuore dorme.

VEDERLO ANCORAMai, mai più? Non nelle notti piene di stelle tremolanti, o durante la nubile brillantezza dell’alba, o pomeriggi di sacrificio? O ai margini di un pallido sentiero che circonda i campi coltivati, o sull’orlo di una fontana tremante, imbiancata da una luna scintillante? O sotto lussureggianti trecce sfilacciate della foresta, chiamando il suo nome, sono stato superato dalla notte? Non nella grotta che restituisce l’eco del mio grido? Oh no. Per vederlo ancora una volta, non sarebbe un problema d’acque morte del cielo, o all’interno del vortice bollente, sereni sotto lune o spavento senza spargimento di sangue! Per stare con lui, ogni primavera e inverno, uniti in un nodo di angoscia, al collo insanguinato!

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