IL LIBERO PENSATORE CON LA CHITARRA – Stefano Rosso e la sua storia disonesta

La musica che nasce nei night e nelle osterie

Il cantautore e chitarrista italiano Stefano Rosso https://music.apple.com/us/artist/stefano-rosso/33274395 era nato a Roma nell’inverno 1948. Dopo la licenza media iniziò a lavorare da un fornaio, tuttavia, nel retrobottega di un fruttivendolo apprese da un suo amico i segreti della chitarra. Fu così che nacque il suo stile musicale semplice e il modo di cantare in tono colloquiale con la erre moscia, nonché testi ironici romaneschi mescolati con il folk americano. Nel 1980 partecipò al Festival di Sanremo con L’italiano, brano musicale che entrò poi nell’album Io e il signor Rosso. Negli ultimi anni della sua vita riprese a fare concerti, il gruppo ska Arpioni inserì nel proprio repertorio il suo pezzo Una storia disonesta, cosa che gli diede nuova notorietà.

LETTO 26https://www.youtube.com/watch?v=UpVDzf7HvVU Via della Scala è sempre là, e io dal letto 26 malato di pazienza sto, e aspetto chi non torna più. È un ragazzino magro che cantava sempre insieme a me e morì un giorno che non so, e i suoi bei sogni mi lasciò. E Biancaneve è ancora là. È un po’ invecchiata ma che fa, le mele non le mangia più, forse i ragazzi giù del bar. Ricordo tanto tempo fa, veniva a scuola insieme a me. La guerra già non c’era più, e poi non c’eri neanche tu. La brillantina e via così si incominciava il Lunedì ad invidiare quello che aveva un libro da studiar. Diceva non ti serve a niente, la scuola non ti servira’. E invece io tra quella gente capivo un pò di verità. La mariujana ti fa male, il Chianti ammazza l’anemia. I miei compagni li ho lasciati. Ho preferito andare via, così ho comprato un giradischi, uno di quelli che non va, per non dar noia a quel vicino che non riesce a riposar. Ho conosciuto tante donne, cattive, oneste e senza età; a tutte ho dato un po’ qualcosa con tanta generosità. A lei, mia madre, i dispiaceri, mentre a mia moglie dei bambini, al primo amore i sentimenti, i baci e l’acne giovanile. Via della Scala è sempre là, e io dal letto 26 io chiudo gli occhi e penso a te. Ti sento e invece non ci sei.

Aveva quasi sessanta anni quando morì a Roma in un giorno di settembre del 2008. Nel settembre 2009, venne organizzata una due-giorni di musica e poesia per ricordare un cantautore romano. Due anni più tardi, una delle sue figlie pubblicò un libro che raccontava la vita del cantautore Stefano Rosso https://music.apple.com/us/artist/stefano-rosso/33274395. Il suo CD Live at the station era stato registrato nella sala d’aspetto di una stazione. Tra i suoi ultimi brani musicali, ricordiamo Fingerstyle guitar, Banjoman e Piccolo Mondo Antico. Nel 1976 pubblicò Letto 26, storia di una degenza in ospedale e della sua vita a Trastevere. Pochi mesi dopo viene pubblicato Una storia disonesta, dalla quale nel 1977 nacque l’amonimo album che gli fece vincere un premio musicale.

E ALLORA SENTI COSA FO’ – Cielo grigio, cielo blu, ma intanto tu dove sei tu? E se va avanti così io m’ammazzo giovedì. Tutto il giorno sto così pensando a quando tornerai; la speranza è sempre lì e tu chissà dove sarai. E mentre un uomo prega tu adesso dimmi con chi stai. Ma a te che te ne frega di tutto il male che mi fai. E allora senti cosa fò, soddisfazione non ti do. Divento qualunquista, anarchico o radicale, e quando è carnevale il travestito fò. Si vabbè dicevi tu, l’indipendenza ma ce l’hai. Son due mesi e forse più, e non so ancora dove stai. Compro il pane e torno su e io qui davanti alla TV. Compro il pane e torno su, ma non sei tornata più. E mentre un uomo prega tu adesso dimmi con chi stai. Ma a te che te ne frega di tutto il male che mi fai. E allora senti cosa fò, soddisfazione non ti do. Divento femminista, mi vesto trasandato, e quando al mare vado, a culo nudo sto. Cielo grigio, cielo blu ma intanto tu dove sei tu? E se va avanti così io m’ammazzo giovedì. Porca zozza ma lo sai qui il vicinato cosa fa? Quando passo ride e fa: “C’ha le corna quello là!” E tu, tu brutta strega a quanti uomini ti dai? Tua madre invece nega, non pensa al male che mi fai. E allora senti cosa fò, soddisfazione non ti do. Divento liberale, non pago più le tasse e giuro mi cascasse se dopo non lo fò. Non siamo più bambini e è quello che ci frega. E mentre c’è chi prega, c’è chi fuma al bar. Si vabbè, mo che faccio? Sposete, sposete che quella te fa da magnà, te lava i panni. Quella ‘n se lava manco li piedi lei. Quasi quasi chiamo Daniela. Vabbè pure quest’artra, bona quella. È mia e me la gestisco da me! Meno male che c’è la sesso autonomia, che è come il Blue Jeans: non passa mai de moda

Insieme al fratello formò il duo Remo e Romolo, e nel 1968 vinse un festival musicale degli sconosciuti, esperienza che determinò il suo debutto discografico. Nel 1970, Stefano Rosso scrisse per Miranda Martino il testo della canzone Se il mondo cambiasse. Nel 1974 scrive due canzoni che vengono interpretate da Claudio Baglioni in un programma televisivo. Partecipa come chitarrista fisso a un programma televisivo, crea la canzone Milano in cui parla della compagna con cui avrà un figlio destinato a diventare rapper. Quando a causa di una crisi dovuta a una delusione amorosa il successo si ridusse, sparì dalla scena musicale per un paio di anni, finché nel 1985 partecipò ad Un disco per l’estate con il brano Bella è l’età. I suoi funerali si svolsero presso la Basilica di Santa Maria in Trastevere; oggi lui ti aspetta al Cimitero Flaminio di Prima Porta.

UNA STORIA DISONESTA https://www.youtube.com/watch?v=jdI3uSjKE34 – Si discuteva dei problemi dello stato, si andò a finire sull’hascish legalizzato, che casa mia pareva quasi il parlamento, erano in 15 ma mi parevan 100. Io che dicevo “Beh ragazzi andiamo piano, il vizio non è stato mai un partito sano”, e il più ribelle mi rispose un po’ stonato, e in canzonetta lui polemizzò così: “Che bello, due amici una chitarra e lo spinello, e una ragazza giusta che ci sta, e tutto il resto che importanza ha? Che bello, se piove porteremo anche l’ombrello, in giro per le vie della città, per due boccate di felicità”. “Ma l’opinione – dissi io – non la contate? E che reputazione, dite un pò, vi fate? La gente giudica voi state un po’ in campana, ma quello invece di ascoltarmi continuò: “Che bello, col pakistano nero e con l’ombrello e una ragazza giusta che ci sta, e tutto il resto che importanza ha?” Così di casa li cacciai senza ritegno, senza badare a chi mi palesava sdegno li accompagnai per strada e chiuso ogni sportello tornai in cucina e tra i barattoli uno che… “Che bello, col giradischi acceso e lo spinello non sarà stato giusto si lo so, ma in 15 eravamo troppi o no?” E questa amici miei è una storia disonesta, e puoi cambiarci i personaggi ma quanta politica ci puoi trovar.

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