LA DONNA CHE AMAVA UN PAESE BRUCIATO DAL SOLE – Dorothea Mackellar, scrivere dal cuore, dall’immaginazione e dall’esperienza

Un paroliere di colori e luci, innamorato del paesaggio australiano

Lei amava una terra di ampie pianure e le sue catene montuose sfilacciate che si fondevano dentro orizzonti lontani. Per il suo contributo alla letteratura australiana, nel giorno di capodanno del 1968, fu nominata Ufficiale dell’Ordine dell’Impero Britannico. Ha viaggiato con i suoi genitori attraverso l’Europa, trascorrendo tempo nei dintorni di Gunnedah (Nuovo Galles del Sud). Dorothea Mackellar https://www.dorotheamackellar.com.au/ è nata nel 1885, figlia di una famiglia di Sydney, a casa incoraggiata in attività artistiche e sportive.

Ha iniziato a scrivere da giovane. Nel 1908, una poesia che aveva scritto intorno al 1904 apparve nel London Spectator. Nel 1914, Dorothea Mackellar https://www.dorothea.com.au/ pubblicò volumi di versi e un romanzo ambientato in Argentina. Facendo appello al senso di patriottismo, durante la prima guerra mondiale il suo My Country divenne una delle poesie australiane più note. Durante tutta la sua vita, aveva condiviso interesse per i bisogni della sua famiglia, la politica e l’arte.

Adorava recitare, con una sua amica, in una tranquilla boscaglia intorno a Sydney. Mai sposata, anche se i suoi diari supportano storie romantiche, forse per non aver mai trovato la sua persona speciale. Nacque un giorno di luglio del 1885, a Dunara, Point Piper (Sydney), australiana di terza generazione. Sempre insolita, Dorothea Mackellar https://www.goodreads.com/book/show/3606198-the-poems-of-dorothea-mackellar era in contrasto tra il vigore della sua giovinezza e l’atrofia del suo talento. Dopo una caduta, è morta a Paddington (Nuovo Galles del Sud) ed è sepolta con vista sull’oceano aperto, nel cimitero di Waverley.

FUOCO – Questa vita che chiamiamo nostra non è né forte né libera. Una fiamma nel vento della morte, che trema incessantemente. E tutto ciò che possiamo fare per usare la nostra poca luce prima che, nel vento penetrante, sfarfalli nella notte: cedere il calore della fiamma, non per rancore, ma per dare tutto ciò che abbiamo di forza, affinché possa vivere un’altra fiamma.

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