NASCITA DI UN GENIO DELL’ARTE – Urbino, Venerdi Santo del 6 aprile1483, alle tre di notte

Raffaello Sanzio e la sua straordinaria stagione rinascimentale

Al momento in cui il pittore della grazia e della bellezza morì, un terremoto scosse Roma e un temporale oscurò il sole. Per Giorgio Vasari, Raffaello Sanzio era affezionato alle donne e ai diletti carnali. Marcantonio Michiel, invece, narrò che alla morte del grande pittore urbinate si crearono delle crepe all’interno dei palazzi romani. All’interno di uno dei suoi ritratti, una ragazza nuda cerca di coprirsi il seno. Quel ritratto del 1520 sembra fatto da un amante per la sua amata. Lei è Margherita Luti, https://vitaminevaganti.com/2021/03/20/le-donne-di-raffaello-margherita-luti-ovvero-la-fornarina/, figlia di un fornaio del quartiere di Trastevere. Un braccio della graziosa ragazza è avvolto da un bracciale con la scritta “Raphael Vrbinas”.

Apprese insegnamenti di disegno e pittura dal padre, proprietario di una prospera bottega impegnata nella creazione di opere per l’aristocrazia di Urbino. Lui è stato l’interprete d’un ideale bellezza passata nel gusto di interi secoli di civiltà. La sua grandezza di artista concepiva l’arte come imitazione della natura. Equilibrio, senso dell’armonia, calma e serenità sono caratteristiche distintive delle opere di Raffaello Sanzio. Un suo intervento creativo è percepibile agli albori del XVI secolo nella tavola della Natività della Madonna nella predella della Pala di Fano, nonché in parte degli affreschi del Collegio del Cambio a Perugia https://www.realumbria.it/01/03/2021/collegio-del-cambio/.

Fu avviato alla pittura dal padre, subì l’influsso pittorico fluido e ondulato del Perugino, creò l’intensa luminosità dei chiaroscuri attraverso una profonda meditazione attinente lo stile di Piero della Francesca. Stando all’opinione di Wolfgang Goethe, Raffaello Sanzio era sempre riuscito a fare quello che gli altri vagheggiavano, ma non erano assolutamente in grado di far di fare. Ebbe modo di visitare l’Umbria e frequentare la bottega di Perugino, fino alla morte del padre, quando ​ne ereditò l’attività. Sedicenne, si trasferì a Città di Castello, dove dipinse per una confraternita locale un’opera devozionale in ringraziamento per la fine di una pestilenza, lo stendardo della Santissima Trinità https://www.artfiller.it/opere/stendardo-della-santissima-trinita/.

La sua fama si allargò a tutta l’Umbria, facendone uno dei pittori più richiesti, come a Perugia, dove istoriò tre pale d’altare (tra cui la Pala degli Oddi, conservato nella Pinacoteca Vaticana), con impianto peruginesco https://www.analisidellopera.it/pala-degli-oddi-raffaello/, focalizzandovi tuttavia elementi stilistici propri. Già a partire dalle sue prime opere, rivelò originalità del linguaggio pittorico, semplificando la composizione architettonica in modo innovativo, nel quale disporre figure umane, misurate nei gesti. Raffaello Sanzio godé del privilegio di avere un padre con competenza nell’arte e morì quasi alla stessa età di Wolfgang Amadeus Mozart. A Siena realizzò un cartone oggi conservato al Gabinetto dei Disegni e delle Stampe di Firenze, la Partenza di Enea Silvio Piccolomini per Basilea. Incuriosito dal disegno della Battaglia di Anghiari (realizzato da Leonardo da Vinci), decise di trasferirsi a Firenze.

Quando nel 1504 giunse a Firenze, ne apprezzò e assimilò gli stimoli artistici. Imparò come creare gruppi di figure strutturate nello spazio, il corretto uso del chiaroscuro plastico nonché la ricchezza della potenza cromatica. Creò tavole per la devozione privata e intensi ritratti, con attenzione alla naturalezza, al colore e perfino al paesaggio. Celebre è la sua serie delle Madonne col Bambino, come ad esempio la straordinaria Madonna del Cardellino, databile al 1506, e conservato nella Galleria degli Uffizi a Firenze https://www.uffizi.it/opere/madonna-col-bambino-e-san-giovannino-detta-madonna-del-cardellino.

Nel 1508, il venticinquenne Raffaello Sanzio è a Roma, insieme a pittori provenienti da tutta Italia, per la decorazione dei nuovi appartamenti papali, realizzandovi, tra l’altro, l’affresco della Scuola di Atene o il Parnaso. Per nuovi committenti, come il ricchissimo banchiere di origine senese Agostino Chigi, nel 1511, realizzò l’affresco del Trionfo di Galatea, conservato nella Villa Farnesina di Roma. Attorno al 1519 risale la dolce e immediata sensualità del ritratto della presunta figlia di un fornaio, La Fornarina, forse sua musa e amante https://www.frammentirivista.it/fornarina-raffaello-analisi/. Nel 1516, lavorò lentamente a una pala d’altare commissionatagli dal cardinale Giulio de’ Medici. L’opera, dinamica e innovativa, riguardava la Trasfigurazione di Cristo, ma restò incompiuta. Il 6 aprile 1520, nel giorno di Venerdì Santo, lui morì a soli 37 anni, ma continua ad aspettarci a Roma, all’interno del Pantheon.

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