DIGAMBARA – Rizio Yohannan Raj
Mi trovo di fronte al pazzo ascoltando la sua risata. Tra i rumori della strada, c’è un ricordo dei tuoi occhi chiusi, le tue braccia lunghe, i capelli arruffati, la tua estasi smemorata. Non voglio più il mio specchio sulla parete. Come in una chiara goccia di sole, posso vedere il mondo nella sua infanzia: argilla colorata, con gli occhi spalancati, come una perla.
5.46, ANDHERI ZONA – Arundhathi Subramaniam
Nel comparto di un locale per donne di Bombay, non cerchiamo epifanie personali. Come metallo leccato da acetilene implacabile, noi siamo sogni saldati, disastri, germi, destini, carne e organza, odori e ovaie. Mille membra milioni di lingue, molteplici Kali su ruote. Quando sono scesa, ho potuto scegliere tra cubetti di carote o un amante. Rimando quest’ultimo.
ELEGIA – Manohar Shetty
Uno dopo l’altro cadono via, un poco delicatamente come foglie marroni. Altri con radici nodose, e svuotati uniscono la loro trama desolante, per cui senza acqua o sale, preghiera o miracolo può concedere un’altra locazione. Ma è vero che i giorni di svolta ci saranno altri alberi, bagnati di pioggia e coronati, verdi sotto il sole e altre foglie nate con nuove linee sulle loro mani.
COME PUOI RESISTERE, CORPO? – Gieve Patel
Come puoi resistere, corpo, alla distruzione più volte rivolta a te? Minuti, secondi, come i colpi di pistola, ti tatuano con fori. Il tuo spazio del cinque per uno non è abbastanza spazio per i pugni, i colpi. Tutti gli strumenti prudono, per fare un riccio della tua pelle. E’ il tuo destino povero: camminare compiacente davanti agli eroi! Offrendo in tua demolizione una sorta di infatuato amore: muto, scolorito, martoriato. Bocche di carne per baci mostruosi.
AVVICINAMENTO CINQUANTA – Arvind Krishna Mehrotra
A volte, negli specchi da bagno non spezzati, vede tutte e tre le facce in cerca di lui: la sua, l’uomo dai capelli grigi la cui politica di vita ha maturato, e quella beffarda di un giovane, che ha pagato il primo premio.