SCOPRI COSA RENDE COSI’ UNICHE LE POESIE PORTOGHESI

Gli inizi della poesia portoghese risalgono ai primi anni del 12 ° secolo. Più recentenebte, prima della rivoluzione dei garofani del 1974, molti poeti hanno creato opere conosciute come canzoni rivoluzionarie. Con Almeida Garrett e il suo poema, il Romanticismo si stabilì finalmente in Portogallo. Ma è con il Rinascimento, che i poeti avevano intrapreso una nuova era della letteratura (a causa delle influenze dall’Italia). Il Modernismo, è stato responsabile della liberazione della percezione portoghese di se stessi, per quanto riguarda la poesia, grazie a Fernando Pessoa. I poeti portoghesi, sono stati in grado di utilizzare l’eredità di Pessoa per creare diverse espressioni poetiche (come Miguel Torga e Sophia de Mello Breyner, Florbela Espanca e Herberto Hélder). A differenza delle famose tradizioni letterarie del mondo, la letteratura portoghese è un tesoro nascosto in attesa di essere completamente scoperto dai lettori di altri paesi. Considerato come uno dei più grandi poeti del 20 ° secolo, Fernando Pessoa è al di là di ogni confronto. José Saramago (che ha vinto il premio Nobel per la letteratura nel 1998), con i suoi libri offre critiche taglienti sulla società e la religione. https://www.amazon.com/Sonnets-Portuguese-Other-Love-Poems/dp/0385014635

CANZONETTA – Luis de Camoens

Tu hai un occhio di tenero blocco, ed hai le tonalità di Daphne, e le guance con la pausa di vergogna del mattino, e la forza del rossore delle labbra che le rende rose, che sembrano pallide accanto a loro. Ma sia morbide o dolci, signora! Ahimè, non posso dire, perché non ho mai provato. Eppure, così create per il diletto, signora! Tu non sei bella abbastanza, per non fare che questa massima conoscano, che le pruderie sono nemiche della bellezza, una macchia su Marte è un gioiello! E E’e di quella donna il viso d’angelo, perde una parte della sua grazia, se il cuore della donna è crudele! L’amore è un ragazzo dolce e fiorito, eppure incandescente, con rossore di gioia, e (ancora nella deliziosa prima giovinezza), come tempo patriarcale il dio fulminante disprezza: Lady! vorresti forse per sempre essere la più equa, e giovane, e fresca come lui, fare tutto ciò che l’Amore ti ricorda!

ANCORA SOGNAVO DELL’UOMO – Alberto Pimenta

Ancora una volta ho sognato di un uomo che si chinava su di te, le mani nella tua vagina, che toccava e spingeva premendo su verso l’alto, raggiungendo il cuore con le unghie, tirava con una linea di pesca avvolta in un panno, prendeva via il sangue, non smetteva di essere quasi morta, ansimando. Ma non muori, hai ragione di dire che non sarei in grado di soddisfarti intensamente come l’uomo dei tuoi sogni.

IL TERZO CORVO – Ana Hatherly

Oh Lisbona, mi sarebbe così simile ad essere lo scudo del terzo corvo, per essere implicita nella tua bandiera bianca e nera, come inchiostro e carta, come lo scritto e lo spazio! Per essere la forma redatta, la tua nuova leggenda di questo secolo, che non inventa più lunghezze e meraviglie. Da dove vengono questi corvi? Come te, Vincent, non sono da queste parti, non da questo posto, non da questa terra, e forse non appartengono nemmeno a questo mondo. Eppure eccomi qui su questa spiaggia lusitana dolorosa, piena di un fermento inutile che annerisce le sue sabbie, e inquina il seno del fiume, da tempo abbandonato dai delfini. E vedendo dita delle nuvole mosse dal vento, sentendo il dolce dolore dei tuoi sentimenti, ti prego, Lisbona, sali di nuovo in bellezza, reinventa la santità perduta del tuo scudo.

L’ICONA PERFETTA – Ana Luísa Amaral

Se dovessi spazzare ogni mattina questo arbusto spinoso, lasciare fuori il rifugio della loro terra, avrei poi una metafora perfetta per il motivo per cui sono venuto in disamore con te. Se dovessi pulire ogni mattina questo vetro della finestra, e sentire oltre la mia riflessione sulla trasparenza, distratta del nulla, vorrei vedere l’arbusto è che un piccolo inferno in assenza della fiamma. Se dovessi guardare ogni mattina alla ragnatela tessuta tra i suoi rami, vorrei anche capire l’imperfezione che mangia il suo filo, da maggio ad agosto, la sua geometria disarmante, il suo colore. Se dovessi anche ora vedere questa poesia, alla maniera di una conclusione, vorrei notare come le sue linee crescere, senza rima, in una metrica incerta e discontinua, a differenza della mia. Come vento lento, erodendo, vorrei anche sapere che il desiderio appartiene ad una rete tessuta in un altro tempo, un ricordo di una certa bellezza insistente, arroccato su alcuni miei neuroni: il fuoco di una pira funeraria. L’immagine più perfetta di arte. E addio.

IN GIORNATE TRISTI NON MENZIONARE GLI UCCELLI – Filipa Leal

Nei giorni tristi non accennare agli uccelli. Telefoni agli amici e loro sono fuori, e poi sulla strada chiedi una luce come chiedere un nuovo cuore. Nei giorni tristi è inverno, e vaghi fuori al freddo, sigaretta in mano, bruciando il vento e dici buongiorno! Dopo che i passanti ti hanno superato e non sono riusciti a notarti. Nei giorni tristi parli a te stesso, e c’è sempre un uccello che si siede in cima alle cose, invece di atterrare sul tuo cuore e non parlarti.

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