SFUMATURE BRASILIANE DI POESIA – Hilda Hilst: Mi vedi come pazza? Perché in me c’è il desiderio, tutto brilla

Il suo primo romanzo suscitò grande scandalo. Era stato pubblicato nel 1950, e si intitolava “Presagio”. Quel libro raccontava la storia di un amore tra due emarginati, ma “Lettere di un seduttore” resta il migliore tra i suoi romanzi erotici. Era un poetessa, drammaturga e romanziera. Ciò che scriveva affrontava la follia ed i temi di delicate intimità, affrontando anche l’argomento degli eventi soprannaturali. Hilda Hilst era nata a Jaú (São Paulo State), scrivendo poesie per quasi 50 anni. Nel 1948 si era iscritta alla Facoltà di Giurisprudenza São Paulo, dove incontrò lo scrittore Lygia Fagundes Telles, quello che sarebbe diventato il suo migliore amico.

Nel 1962 aveva vinto il Prêmio PEN Clube di São Paulo, proseguendo nel raccogliere successi letterari fino al 2002, quando era stata premiata dal Prêmio Moinho Santista. Il suo prolifico lavoro ha abbracciato generi diversi (come poesie e drammi), attirando grande attenzione pubblica. Nel 1966 quella bella donna che aveva una vita sociale attiva si trasferì a Casa do Sol (una casa di campagna accanto a Campinas), dove ospitava scrittori e artisti. È morta a Campinas nel 2004, in un giorno di febbraio. Alcuni dei suoi lavori sono stati tradotti in spagnolo, italiano e francese.

DEL DESIDERIOPerché c’è desiderio in me, tutto spiragli. Prima, la vita quotidiana stava pensando alle altezze cercando un altro sordo decantato alla mia corteccia umana. Sapone e sudore non ci sono mai stati. Oggi, carne e ossa, laboriose, lascive si prendono il mio corpo. E che riposo mi danno, dopo le letture. Sognavo delle scogliere, quando c’era un giardino vicino a me. Pensavo di salire dove non c’erano segni. Estatico, io ti fotto, invece di abbaiare al nulla.

POESIE AGLI UOMINI DEL NOSTRO TEMPOLa vita amata, la mia morte è tardi. Cosa dirgli, proponi un viaggio? Re, ministri e tutti voi, politici, quale parola oltre l’oro e le tenebre rimane nelle tue orecchie? Al di là della tua avidità, cosa ne sai delle anime degli uomini? Oro, conquista, profitto, inganno e le nostre ossa, il sangue della gente e la vita degli uomini tra i denti.

DA DIECI CANZONI PER UN AMICOQuesta pena, questa irrequietezza, le convulsioni interne, un’isola infinita, la solitudine dentro, il corpo morente, tutto questo io ti devo. Ed erano vasti questi piani, navi, grandi pareti di avorio, belle parole, promesse, promesse. E sarebbe dicembre, un cavallo di giada sopra l’acqua doppiamente trasparente, una linea a mezz’aria, tutto questo annullato dalla trappola del tempo, in perfetto silenzio. Alcune mattine di vento di vetro, l’anima scavata, un sole che non riesco a vedere, anche questo ti devo.

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