CON LA PIENA FORZA, DELLA CARNE E DEL CUORE – Antonia Pozzi: quella luce, che gli lavò di bianco le pupille nel suo ultimo istante.

Non impeto d’ascesa, ma paurosa immensità di cielo.

Nel luogo dove oggi sorge un santuario, nel XV secolo esisteva un oratorio, poi trasformato nel 1618 in Santuario della Madonna della Cintura. Punto di partenza per le escursioni verso i Rifugi Pialeral e Brioschi, Pasturo comune della provincia di Lecco (Lombardia) citato nel romanzo di Alessandro Manzoni, è famoso come luogo in cui una giovane poetessa trascorse i migliori anni della sua. Ciò che resta di lei è sepolto nel piccolo cimitero del paese.

Aveva iniziato a scrivere poesie da adolescente. Nel 1930 si iscrive alla Facoltà di Filologia dell’Università di Milano, dove diventa amica di poeti e altri scrittori della sua generazione. Era la figlia di un avvocato e di una contessa. La poetessa italiana ANTONIA POZZI è nata nel 1912 a Milano. Divenne coinvolta sentimentalmente con il suo insegnante di musica classica, e la relazione finì nel 1933. Nel 1935, si laureò in letteratura. Teneva un diario, scriveva lettere e scattava fotografie, registrando i suoi viaggi e sentimenti.

La sua casa (e la sua biblioteca personale) si trovavano nella villa di famiglia ai piedi delle montagne della Grigna, a Pasturo. Nel 1938, a seguito di un tentativo di suicidio con barbiturici, ANTONIA POZZI fu trovata incosciente nei pressi dell’Abbazia di Chiaravalle. Morì il giorno dopo, all’età di 26 anni, e fu sepolta nel piccolo cimitero di Pasturo. Le sue 300 poesie (scritte in quaderni e inedite prima della sua morte), sono state parzialmente editate dal padre per la pubblicazione. È considerata una delle voci più originali nella letteratura italiana moderna. http://www.antoniapozzi.it/?page_id=35

AMORE DI LONTANANZA – Ricordo che, quand’ero nella casa della mia mamma, in mezzo alla pianura, avevo una finestra che guardava sui prati. In fondo, l’argine boscoso nascondeva il Ticino e, ancor più in fondo, c’era una striscia scura di colline. Io allora non avevo visto il mare che una sol volta, ma ne conservavo un’aspra nostalgia da innamorata. Verso sera fissavo l’orizzonte; socchiudevo un po’ gli occhi; accarezzavo i contorni e i colori tra le ciglia: e la striscia dei colli si spianava, tremula, azzurra: a me pareva il mare e mi piaceva più del mare vero.

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