SUGGESTIONI FUMETTISTICHE, RIPRODOTTE CINEMATOGRAFICAMENTE – Federico Fellini, grandezza creativa e incontenibile fantasia

Prendendo appunti grafici delle facce e degli oggetti dei personaggi dei suoi film, lui realizzava una traccia che illuminava creativamente il primo giorno di ogni sua lavorazione cinematografica. Oltre al suo essere celebre regista, esiste anche una sua versione fumettista https://www.positanonews.it/2019/11/ritrovata-salerno-caricatura-inedita-del-1937-del-grande-federico-fellini/3343121/, e le due cose intimamente connesse tra di loro. Il suo modo di fare cinema affondava le radici nelle strisce a fumetti americane. Federico Fellini era nato a Rimini nel 1920. Il padre era un rappresentante di commercio, la madre casalinga. Già quando frequentava il liceo classico, iniziò a procurarsi guadagni come caricaturista di attori celebri. Nel 1937, fondò con un suo amico una piccola bottega dove realizzare e vendere caricature.

Da giovanissimo, si dedicò anche al fumetto seriale https://www.vivilecanarie.com/news-canarie/ladolescenza-di-federico-fellini-tra-sogni-bozzetti-caricature-e-voglia-di-andar-via-3-parte/. Durante il 1938, realizzò alcune vignette con alcuni giornali italiani. Allora Federico Fellini viveva a Roma, con l’intenzione di iscriversi a giurisprudenza, ma preferiva frequentare il mondo dello spettacolo, dove iniziò a scrivere copioni. Nel 1943, incontra e sposa Giulietta Masina. Non inseriva mai la parola “fine” in conclusione dei suoi film, considerandola una cesura fuori luogo tra il mondo del cinema e la realtà. L’analista junghiano Ernest Bernhard gli suggerì di prendere nota delle sue visioni oniriche. Ecco perché prima di ogni suo ciak cinematografico non si dimenticò mai di disegnare.

Narrandoci fumettisticamente chi era e il mondo che lo circondava (come nel suo meraviglioso Libro dei sogni), lui disegnava i suoi sogni, rendendo così visibili le sue visioni creative https://www.bookciakmagazine.it/mi-chiamo-federico-e-il-mio-cinema-e-nato-dai-fumetti-fellini-story-in-unintervista-dantan/. La sua passione per facce ed espressioni grottesche, diventerà una impronta caratteristica del suo modo di fare cinema. Federico Fellini entra a fare parte del neorealismo cinematografico, sceneggiando film indimenticabili come Roma città aperta, In nome della legge e Il mulino del Po. Rivelando ispirazione autobiografica e interesse per gli ambienti dell’avanspettacolo, all’inizio degli anni cinquanta esordisce alla regia. Non smise mai di mettere su carta le sue ispirazioni cinematografiche, perché per lui l’attività di disegnatore era primaria rispetto a quella di regista.

I fumetti, erano per lui un punto di riferimento fiabesco, una strada della creatività più reale di qualsiasi altra https://www.amazon.it/libro-dei-sogni-Fellini-1961-1983/dp/8880495127/ref=sr_1_5?dchild=1&qid=1595657083&refinements=p_27%3AFederico+Fellini&s=books&sr=1-5-catcorr. Disegnare, era per lui come di filo di Arianna che lo conduceva alle soglie del palcoscenico cinematografico. Dirige film bellissimi, come Lo sceicco bianco ed i I vitelloni, ma sarà con il film la La strada e con Le notti di Cabiria (dove protagonista è la moglie Giulietta Masina), che vincerà due premi Oscar per la regia. Suscitò scandalo negli ambienti vicini al Vaticano, con il film La dolce vita vince la Palma d’oro a Cannes, per aver narrato cinematograficamente la caduta dei valori della società di allora. Poco prima di morire a Roma, nel 1993 ricevette il suo quinto premio Oscar.

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