Augusto Roa Bastos è forse il più noto scrittore paraguaiano nel mondo (uno dei protagonisti della narrazione lationoamericana della seconda metà del XX secolo). Ha scritto la maggior parte del suo lavoro in esilio. Si stabilì in Francia, dove lavorando come giornalista e insegnando all’università. L’opera di Roa Bastos si caratterizza per armonizzare l’eredità Guarani con gli spagnoli, cioò il tragico destino del Paraguay moderno che in sintonia con tutte le avanguardie letterarie del suo tempo. Nel 1985 ha ricevuto in Francia la nomina ad Ufficiale delle Arti e delle Lettere. Tra le sue opere si evidenzianoal ricordo le raccolte di poesie “Il boschetto arancio ardente”, “Silenziario” e un romanzo “Il figlio dell’uomo”.
Attraverso la voce colonna portante di Miguel Vera, il romanzo Figlio dell’uomo si apre davanti al lettore con le esperienze di un numero di personaggi che soffrono, amano, hanno nostalgia per la libertà e mostrano solidarietà, in un periodo difficile e violento della storia del Paraguay, quello che inizia con l’indipendenza, e ha il suo punto finale nella guerra del Chaco. La quintessenza di Roa Bastos, abile narratore, è in questo romanzo, un’opera fondamentale che, anche se è concepita come romanzo, basa la sua struttura in nove storie diverse che si svolgono nell’arco di tre generazioni (divisioni nel tempo, ma interconnesse evoluzioni). La sua voce narra come nessun altro il Paraguay, terra che nei suoi libri cerca una sintesi, dolorosa, forse impossibile, tra la cultura Guarani e quella spagnola.
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