OSSERVANDO I FIORI DEL MALE

Era un poeta francese che ha prodotto un lavoro notevole come critico d’arte e saggista. La sua opera più famosa “I fiori del male“, https://www.amazon.com/Traduzione-Originale-Riccardo-Sonzogno-Italian/dp/1533027366/ref=sr_1_1?s=books&ie=UTF8&qid=1483608430&sr=1-1&keywords=i+fiori+del+male esprime la natura mutevole della bellezza moderna, l’industrializzazione di Parigi nel corso del 19 ° secolo, in cui i temi del sesso e della morte, il lesbismo, la metamorfosi e la depressione, la corruzione urbana, l’innocenza perduta e l’alcol non solo gli avevano guadagnato fedeli seguaci, ma anche avevano raccolto polemiche. Nel 1841, il patrigno di Baudelaire lo mandò in un viaggio in India. Baudelaire aveva incontrato Jeanne Duval, che, come sua amante avrebbe dominato la sua vita per 20 anni. Jeanne avrebbe ispirato le più angosciose e sensuali poesie d’amore di Baudelaire, con il profumo dei suoi magnifici capelli neri che scorrono, provocando capolavori della fantasia esotico-erotica.

I temi del mare, la vela ed i porti esotici che sono apparsi nella poesia di Baudelaire in seguito, sono stati in gran parte ispirati da questa esperienza. Charles Baudelaire è accreditato per aver coniato il termine “modernità”, per designare l’esperienza effimera della vita in una metropoli urbana, nonchè l’arte della responsabilità che deve acquisire quella esperienza. Con il 1859 è stato colpito da una serie di condizioni croniche, causata da stress e il suo uso a lungo termine di laudano, una forma di oppio. Aveva anche sofferto un ictus nel 1866. Gli ultimi mesi della sua vita sono stati spesi in uno stato di semi-paralisi. Fu sepolto nel cimitero di Montparnasse, a Parigi.

UNA VITA PASSATA – Charles Baudelaire

Da tempo, ho vissuto sotto vasti portici, dai molti oceanici tramonti venati e cotti, dove possenti pilastri, in file maestosi, sembravano grotte basaltiche quando il giorno è scaduto. L’ondata di laminazione che rispecchiava tutti i cieli si mescolava alla sua musica, turbolenta e ricca, solenne e mistica, con i colori che il sole al tramonto aveva riflesso nei miei occhi. E ci ho vissuto in mezzo calme voluttuose, in splendori del cielo blu e onde che vagano, curato da molti un nudo, schiavo profumato, che ha smazzato la fronte languida con palme ondeggianti. Erano miei schiavi – l’unica cura che doveva sapere che cosa il dolore segreto mi aveva fatto triste.

UBRIACARSI UBRIACO – Charles Baudelaire

Essere sempre ubriaco. Questo è tutto! Il grande imperativo! Al fine di non sentirsi fagotto orrido del tempo che ti schiaccerà le spalle, rettificandoti nella terra, ubriacarsi e rimanere in quel modo. Su cosa? Sul vino, la poesia, la virtù, qualunque cosa. Ma ubriacarsi. E se a volte capita di svegliarsi sui portici di un palazzo, tra l’erba verde di un fosso, nella solitudine triste della tua camera, la tua ubriachezza andata o scomparsa, chiedi il vento, l’onda, la stella, l’uccello , l’orologio, chiedi tutto ciò che fugge, tutto ciò che geme o rotola o canta, tutto ciò che parla, chiedi a che ora si tratta; e il vento, l’onda, la stella, l’uccello, l’orologio ti risponderà: “Il tempo per ubriacarsi Non essere schiavo martirizzato del Tempo, ubriacarsi di vino, la virtù, la poesia, a prescindere!”

 

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