UNA DONNA LIBERA, PADRONA DEL CUORE DI UN UOMO POTENTISSIMO – Caterina Dolfin: l’alleanza umana che diventa il polo dei fermenti di Venezia

Libertà femminile e irrequietezza dei patrizi

Erano dedite a coltivare la conversazione e spesso apprezzate per la loro bellezza, ma tutte quelle nobildonne erano anche accomunate dall’identico desiderio di uscire dagli stereotipi femminili del loro tempo. A Venezia, molte di loro diedero vita ad importanti circoli letterari. Tra di loro, Giustina Renier Michiel, Marina Querini Benzon e Caterina Dolfin Tron https://www.amazon.it/tricorno-ventaglio-relazioni-nellaristocrazia-Settecento/dp/8883146964, il cui salotto veniva frequentato dal letterato Gasparo Gozzi e dall’autore teatrale Garlo Goldoni.

È stato il padre ad avviarla all’amore per la lettura e della bellezza. Figlia unica, sposò un patrizio di mediocri sostanze e di scarse ambizioni. I suoi genitori appartenevano al ramo cadetto delle rispettive famiglie patrizie. Caterina Dolfin https://www.visitmuve.it/it/venezia-citta-delle-donne/donne-della-storia-veneziana/, nata a Venezia in un giorno di maggio del 1736, è stata una poetessa italiana. Soggiornando in campagna, conobbe un patrizio ricchissimo e iniziò con lui una relazione, avviando la richiesta di annullamento del proprio matrimonio.

Membro dell’Accademia dell’Arcadia, Caterina Dolfin https://www.facebook.com/notes/fausto-fabiani/vostra-mai-cecilia-tron/792278310816290/ raccolse intorno a sé una piccola cerchia d’intellettuali. Ottenne l’annullamento del matrimonio e sposò Andrea Tron, ma subì una perquisizione da parte dell’Inquisizione, che le sequestrò i libri proibiti di illuministi francesi. Conformemente al suo ruolo, allargò le sue relazioni con tutta la società veneziana.

Amava la letteratura preromantica anglo-francese, e frequentando Tron conobbe anche nuove idee, attraverso le opere di Rousseau e di Voltaire. Fu a lungo corteggiata da un duca milanese, ma gli offrì soltanto la sua amicizia. In un giorno di novembre del 1793 Caterina Dolfin https://www.kassir.travel/154619-TPXGJLOVO.asp morì a Venezia, dove fu sepolta nella chiesa di San Marcuola. La sua ricca biblioteca passò per testamento, quasi interamente, al nipote Alvise Barbarigo.

DI SUA EMINENZA IL SIGNOR ANGELO LABBIA, IN RISPOSTA AL SONETTO IX – Cercare, donna, la devi dentro il tuo petto per le vie stesse ond’hai respiro e vita. Quell’Alma, ch’ebbe fin dal di che uscita sei dall’eterna mente, in te ricetto. Quel tuo sembiante sì ad amor diletto, quel tuo senno e valor non te lo addita? E in tua virtute al sommo onor salita, non la ravvisi nel suo vivo aspetto? Che s’egli è vero, che tu pure vivi e sei, vive ella ancora in te, vive in quel tutto che a larga mano ti diedero per essa gli dei. Quindi, padre, da figlia io son ridotta a non discernere con quest’occhi miei. Così il tuo bel d’ogni suo pregio è distrutto.

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