SFUMATURE POETICHE PERUVIANE – Blanca Varela

PERUVIAN.POEMS1.1Sua madre era un compositrice che ha scritto molti famosi valzer creoli. Lei, Blanca Varela, è nata a Lima in un giorno d’estate del 1926. Nel 1949 andò a Parigi, incontrando Octavio Paz, una figura chiave nella sua vita, che la introdusse agli artisti e intellettuali della città. Octavio Paz (premio Nobel messicano), elogiava la sua poesia, individuando che una delle sue doti era quella di sapere quando tacere, se quello era il momento di non scrivere. Le sue poesie erano surrealiste, esprimendo un mondo in una maniera innocente, dal punto di vista del spazio interno, ma non poterono impedire che la crudeltà vi entrasse dal mondo esterno. Le poesie di Varela spesso sembrano essere l’atto di scrittura stessa. Aspetti importanti del suo lavoro sono il suo uso dell’ironia l’affinità che le sue poesie hanno con la pittura, e il suo rifiuto di vedere se stessa come un poeta sociale.

IO VADO SENZA CORPOIo vado senza corpo dal sole all’ombra, musica acqua di ombra viva restringimento vaginale, che mi guida dalla cecità alla luce, sotto la cupola di alto eco in questa parvenza colossale di un nido. Tocco il ventre marino con la mia pancia, ispeziono il mio corpo meticolosamente, ficcando i miei sentimenti. Sono vivo.POEM2.1

ANCORA DISTANTI, MAI COSI’ VICINIDistanti eppure mai così vicino, camminiamo una terra che affonda, sdraiati sopra o semplicemente in piedi, sentiamo l’imbizzarrito tempo non come fiamme di paura, né mari ingovernabili su questa mente, terra e corpo, abbiamo la stesso flusso e riflusso, l’aria che manca di peso, quando nulla si differenzia nella memoria, da quello che abbiamo visto o immaginato. Sogniamo come viviamo, attesa senza certezze o scienza, l’unica cosa che abbiamo è sospetto fuori discussione, l’ultimo accordo in questa musica vaga, che ci avvolge. A volte un dubbio esplicito come un fiore, ci persuade con petali e segni, a turbinare sul nostro asse, sete macchiata di inchiostro a bere labbra immaginarie, dal più antico e mortali otre. Il cielo sarebbe luogo buio, spazio di luce, in un occhio che guarda a se stesso, nella mano che si chiude, frizione in possesso di sé nella immensità aperta. Quando tutto è detto e fatto, come quello che chiude la bara, o una lettera in un raggio di sole, sorgerà come una spada accecandoci, aprendo gradualmente l’oscurità, come un frutto inaspettatamente ferito, come una porta che nasconde il nulla, e custodisce niente di più.

SEGRETI DI FAMIGLIAHo sognato di un cane, un pellame di cane, il suo corpo cantava fischiando un corpo rosso. Ho chiesto l’altro, colui che si rivelerà essere la luce del macellaio, cos’è successo, perché siamo al buio. Questo è un sogno che si è da soli, non c’è nessun altro, la luce non esiste, tu sei il cane, tu sei il fiore che abbaia, affinando la lingua con dolcezza, la tua dolce lingua nera a quattro zampe. I sogni bruciano la pelle dell’uomo, la pelle umana brucia e scompare, soltanto la polpa rossa del bastardo è pulita, la vera luce abita nella crosta dei suoi occhi. Tu sei il cane, tu sei la pelle di bastardo ogni notte, il sogno di te stesso, e lascia che sia sufficiente.

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