UN DIALETTO ALLUCINATO E GROTTESCO – Delio Téssa, avvocato, giornalista e poeta

Scrivere in dialetto, se la lingua non offre suoni per esprimerti

Per comprendere il suo modo di coniugare poesia e umorismo, basta una sua frase: “A Milano c’è ancora un tram che costa dieci centesimi, ma così a buon mercato che non viene mai.” La sua personalità era dominata dalla totale sfiducia negli uomini, nonché dalla perdita della fede e dalla consapevolezza circa la crudeltà del destino. Nato a Milano nel 1886, dopo essersi laureato avvocato, pubblicò una raccolta di versi in dialetto milanese; tuttavia quelle poesie di Delio Téssa https://www.ibs.it/de-del-mur-altre-poesie-libro-delio-tessa/e/9788874941636 ebbero poco seguito di pubblico, anche a causa della contrarietà del fascismo all’uso dei dialetti. Durante il tuo soggiorno milanese non dimenticare di andare verso zona Porta Ticinese, cerca il numero 17 di viale Beatrice d’Este e leggi la targa commemorativa di tre artisti che ci abitarono: un poeta e due pittori.

D’estate lo riconoscevi per i suoi pantaloni di tela bianca, e se pioveva portava con se un’ombrella appartenuta a suo padre. D’inverno, invece, indossava un paltò color tabacco. Aveva occhi grigi ed acquosi; non era alto ma piuttosto minuto. Inoltre, aveva una faccetta rosata e occhiali da miope. Ebbe l’abilità di ridurre le forme poetiche a gradevoli illuminazioni impregnate nel dialetto milanese. Fuori dal solco della consolidata tradizione milanese, la poetica di Delio Téssa https://www.liberliber.it/online/autori/autori-t/delio-tessa/ innestò modi decadenti ed espressionistici, introducendoci elementi di cronaca e atmosfere allucinanti colme di umorismo. Nel suo L’è el dì di Mort alegher, lui parte dalle cerimonie connesse alla ricorrenza dei Morti e alla disfatta dell’esercito italiano a Caporetto, concludendo con versi connessi alla caducità della vita.

In modo assai personale e curando musicalità e sonorità dei suoi versi, trattò temi connessi alla guerra e alla vita quotidiana degli emarginati. Da antifascista rimase estraneo alla cultura ufficiale del suo tempo, preferendo scrivere per periodici italiani e stranieri. La sua carriera di avvocato non ebbe grande successo; tuttavia, aveva clienti sufficienti per vivere con dignità. Nel 1932, scrive la sceneggiatura Vecchia Europa, alla quale seguirà Uomini maledetti. Postume, nel 1947, di Delio Téssa http://www.storiadimilano.it/repertori/tessa/cronologia_tessa.htm apparve la raccolta Poesie nuove ed ultime. Nel 1985 furono pubblicati altri volumi postumi, tra i quali L’è el dì di mort, alegher!

Nacque in via Fieno e dal 1895 al 1928 abitò al numero 1 di via Olmetto. Si trasferì, infine, nell’ultima sua casa, al 17 di viale Beatrice d’Este (quarto piano). Suoi carissimi amici furono Pier Giorgio Vanni e Elisabetta Keller. Di temperamento schivo, rimase scapolo dopo una delusione sentimentale. A causa di una setticemia dentale, Delio Téssa http://www.milanesiabella.it/deliotessa_bio_el.htm morì nel 1939. Come da sue disposizioni testamentarie, venne sepolto in un semplicissimo campo del cimitero cittadino. Nel 1950, i suoi resti vennero trasferiti nella Cripta del Famedio del Cimitero Monumentale di Milano.

CAPORETTO 1917. IL GIORNO DEI MORTI (Estratto) http://www.milanesiabella.it/deliotessa_leeldidimort.htm. Torno da Viale Certosa, torno dai cimiteri, in mezzo a un semenzaio di ubriachi che gridano, di festaioli che cantano e scherzano in pace a braccetto con la ragazza. È il giorno dei morti, felice! Sotto i pergolati balla, ride e deglutisce; passano i tram neri di chi torna a casa per mangiare e bere: ceci e tempietti, bambini felici, siamo fregati! I nostri fanti a forza di intorpidirli, di portarli in cucina, di mandarli a picchiarli, hanno buttato via le loro divise, prendendo a calci in culo. Scappano, questi sacrati si sono arresi, mi dicono, gettano via le armi, scappano in tutte le direzioni. Hanno schiaffeggiato nostro zio sul sedere lungo quattro campate e stabile, è il giorno dei morti e di dio!

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